mercoledì 29 aprile 2015

Parkinson

MANTENERE LA FUNZIONALITA' MENTALE E NEUROLOGICA NELLA MALATTIA DI PARKINSON


MUKUNA PRURIENS- TRIBULUS TERRESTRIS- GINKGO BILOBA

In medicina Ayurvedica la carenza di dopamina è responsabile della perdita di controllo dei movimenti del corpo. La forma naturale sarebbe tollerata meglio di quella sintetica. L’aumento della dopamina cerebrale favorisce il recupero degli impulsi e diminuisce quindi la rigidità muscolare e i tremiti. È stata a lungo utilizzata la Mukuna come afrodisiaco e soprattutto contro i disturbi erettili, e questo può essere spiegato dall’aumento del tasso di ormoni steroidei. La medicina Ayurvedica è il sistema medico tradizionale più antico del mondo ed è il solo fondato su principi scientifici. Il primo impiego dell'erba mukuna in medicina ayurvedica risale a più di 4500 anni. Infatti, mukuna pruriens ha certamente un profilo biochimico affascinante e contiene una multitudine di principi attivi interessanti. Tra gli altri impieghi in medicina ayurvedica: ristabilire la libido ad un livello soddisfacente (combinato al tribulus terrestris) accrescendo il livello di testosterone, nei casi di sterilità maschile e femminile(accresce degli spermatozoi e favorisce l’ovulazione), per migliorare la vivacità di spirito, il coordinamento motorio e lottare contro le apatie. In uno studio sul morbo di Parkinson, a parità di principio attivo, un’estratto di mucuna pruriens si è rivelato da 2 a 3 volte superiore alla L-dopa sintetica, suggerendo che è il profilo biochimico globale dell’erba, e non solo il principio attivo, ad accrescere la sua efficacia sui sintomi della malattia. Altri studi hanno evidenziato che i benefici neurologici si ottengono con una ottima tolleranza ed una quasi assenza di effetti secondari, contrariamente a ciò che capita con la l-dopa di sintesi. La somministrazione concomitante di un estratto di erba tribulus terrestris è tale da accrescere la quantità di L-dopa che raggiunge il cervello (il tribulus contiene un inibitore della monoamminossidasi , un’ enzima che degrada la dopamina).
Molti studi dimostrano che l'estratto di Ginkgo biloba aumenta notevolmente l'afflusso di sangue al cervello, con conseguente regressione dell'insufficienza vascolare cerebrale che spesso si riscontra negli anziani. Inoltre il suo effetto antiaggregante offre un ulteriore protezione contro la trombosi, una delle principali cause di ictus. Di particolare interesse è la capacità dell'estratto secco di ginkgo biloba di normalizzare la circolazione nell'ippocampo e nel corpo striato, le due aree del cervello piu' soggette a trombosi. Piu' specificamente il ginkgo migliora la respirazione mitocondriale, diminuisce l'edema cerebrale, migliora la funzionalita' delle membrane cellulari, stabilizza le membrane lisosomiali in maniera che non rilascino gli enzimi digestivi che distruggono le cellule durante l'ipossia e inibisce l'azione di enzimi eventualmente rilasciati dai lisosomi. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che l'uso combinato di ginkgo biloba con levodopa è consigliabile per il trattamento del morbo di Parkinson e puo' essere migliore dell'uso della sola levodopa.
E' dimostrato che il Ginkgo migliora le prestazioni mentali degli anziani e il senso dell'equilibrio, la memoria a breve termine, le vertigini, le cefalee, gli acufeni,
la mancanza di attenzione, e la depressione.
Essendo un antiaggregante piastrinico attenzione se si utilizzano farmaci anticoagulanti.

Benessere Totale,
Dr Fabrizio Marrone

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